LE CANZONI DELLA VITA – Episodio 4: “Running Free” (Iron Maiden)

Nel post introduttivo, parlavo di come le musicassette abbiano giocato un ruolo essenziale nella mia formazione musicale. Spesso e volentieri, si trattava di misti, ovvero nastri che venivano riempiti con le canzoni più disparate, per poi magari passare di mano in mano.
Quando ero in terza media, in un momento imprecisato fra il 1989 e il 1990, un mio compagno di classe mi prestò una cassetta che gli era stata fatta per fargli conoscere meglio il rock. A lui piaceva fino ad un certo punto e così, sapendo del mio interesse per il genere, la passò a me.
Ricordo ancora la maggior parte dei nomi e dei brani presenti: Ozzy Osbourne, Dokken, Kingdom Come, Malmsteen e su tutti, Iron Maiden.
Di questi ultimi c’erano due canzoni, la più recente di quel momento (“Can I Play With Madness”) e una delle più vecchie, “Running Free”.
Dovete sapere che, a quell’epoca, stavo accarezzando l’idea di imparare a suonare la chitarra. Era fin troppo ovvio, no? Rock = chitarra!
Mi ci volle, però, pochissimo tempo per cambiare del tutto idea sullo strumento che avrei voluto suonare: non più la chitarra ma la batteria!
I 15 secondi che aprivano “Running Free” degli Iron Maiden furono una specie di rivelazione divina. Quel ritmo sincopato, veloce e potente, inizialmente suonato dalla sola batteria del compianto Clive Burr e subito dopo completato dal basso di Steve Harris, mi fece istantaneamente decidere che avrei voluto fare il batterista.
Non era il solito 4/4 lineare e diretto, era qualcosa di diverso, più coinvolgente, più dinamico, che non si limitava alla sola intro ma andava avanti, incessante, per tutta la durata della canzone. “Running Free” è di per sè un brano piuttosto semplice, per quanto accattivante, grazie anche al cantato aggressivo di Paul Di Anno ma soprattutto, è Clive Burr all’ennesima potenza, è un pezzo che si regge quasi esclusivamente sulla sua ritmica.
Ne rimasi talmente colpito da iniziare ad ascoltarlo a ripetizione, devo avere bruciato il tasto “rewind” a furia di riportare il nastro all’inizio!
Il mio amore per la batteria nasce da due episodi distinti, avvenuti nello stesso periodo: uno è la visione (sempre a scuola, da parte di un professore di musica che ringrazierò a vita) del video dei Pink Floyd a Pompei, quando l’inquadratura dall’alto del batterista Nick Mason mi rimase impressa a fuoco.
L’altro, manco a dirlo, è il primo ascolto di “Running Free”.
Quindi, posso solo dire: grazie Clive, per avermi fatto prendere due bacchette in mano!
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